Grazie alle vaccinazioni, oltre al vaiolo, alcune malattie come la poliomielite e la difterite sono pressoché scomparse. Alcuni attenti osservatori affermano che l'attenzione verso i problemi legati alle malattie infettive è andata via via diminuendo proprio grazie al fatto che è sempre meno frequente incontrare le malattie infettive o rilevarne i loro effetti sulle persone. Da tale situazione dipenderebbe la facile presa sulle persone di alcuni orientamenti di pensiero contrari alla vaccinazione. Eppure il genitore che si trova di fronte alla scelta di vaccinare il proprio figlio dovrebbe avere ben presenti le motivazioni non solo sanitarie, ma anche morali e sociali che la sostengono.
La prima motivazione è certamente quella di proteggerlo dal rischio di essere colpito da malattie fortemente invalidanti o addirittura pericolose per la vita stessa. La giovane età di gran parte dei genitori, che oggi hanno un bambino da vaccinare, fortunatamente non consente loro di avere memoria dei gravi casi di malattia che si verificarono in Italia quando le vaccinazioni non erano state introdotte.
Ma ancora oggi, per alcune malattie, scegliere di non vaccinare il proprio figlio significa esporlo alla possibilità concreta di contrarre la malattia. Di fatto, seppure non appariscenti, alcune malattie infettive continuano a circolare ed altre, sebbene assenti in Italia, possono essere "importate" per via dell'abbattimento delle frontiere.
La crescita culturale e civile di una società chiede che ognuno di noi affronti le proprie scelte anche in funzione della comunità in cui vive, esprimendo un alto livello di solidarietà sociale, perché il benessere di ogni persona non dipende solo dalla propria condizione ma anche dal benessere della collettività.
Infatti con la vaccinazione non difendiamo soltanto la salute del singolo, ma partecipiamo al controllo sulla diffusione delle malattie infettive in tutta la popolazione, proteggendo così anche coloro che alle vaccinazioni non possono sottoporsi per gravi motivi di salute.
A queste motivazioni se ne aggiunga anche un'altra, che può apparire fredda ma che in realtà è molto concreta: chi non viene sottoposto a vaccinazione rischia ovviamente di ammalarsi ed i costi per le cure mediche ricadono anche su chi ha deciso invece di proteggersi vaccinandosi.
Nonostante queste considerazioni, dobbiamo chiederci quanto sia ancora valido il concetto della "obbligatorietà" delle vaccinazioni, ben sapendo che nella prevenzione non si ottengono risultati soddisfacenti se non vi è una partecipazione responsabile e consapevole tra i cittadini e gli operatori sanitari.
Il Piano Nazionale Vaccini 2005-2007Il Piano Nazionale Vaccini 2005-2007, pubblicato in Gazzetta Ufficiale (Suppl. Ordinario del 14 aprile 2005), definisce il nuovo calendario delle vaccinazioni obbligatorie e raccomandate, introducendo nuovi vaccini, quali l’antivaricella, l’antimeningococco tipo C e l’antipneumococco, già segnalati nel Piano Sanitario Nazionale 2003-2005.
Piano Nazionale dei Vaccini [file.pdf]